Una massiccia ristrutturazione degli Istituti del CNR e delle loro sedi secondarie sembrava essere una delle priorità del neo presidente del CNR, Massimo Inguscio, che aveva anche deciso, non si sa bene sulla base di quale alchimia, che il numero di Istituti doveva essere ridotto di un terzo.
Gli Istituti del CNR sarebbero così diventati 70-71 (ad esempio, il Dipartimento di “Ingegneria, ICT e Tecnologie per l’Energia e Trasporti” avrebbe dovuto ridurre a 14 i suoi 21 Istituti), privilegiando, sembra, la vicinanza territoriale rispetto all’affinità scientifica. Scopo immediato, se non principale, di tale profondissima ristrutturazione, che avrebbe comportato un generale smembramento degli Istituti pluri-sede e un processo di accorpamento sia delle sedi secondarie che delle sedi principali degli attuali Istituti, è sembrato essere il taglio di circa 30 posti di Direttori, con un risparmio di spesa di circa 2 milioni di eu-ro l’anno.
Inevitabili, e ancor più giustificabili, le preoccupazioni e le critiche mosse ad un’operazione che, proprio perché fissava il traguardo (un terzo di Istituti in meno) prima ancora di avviare una seria analisi dello “stato dell’arte”, sembrava non tener conto delle inevitabili ricadute scientifiche.
Alle critiche ha risposto Inguscio in una riunione con i Direttori di Dipartimento tenutasi poche settimane fa, nel corso della quale il Presidente ha deciso di soprassedere, al momento, al taglio del numero di Istituti, posticipando l’operazione di un paio di anni.
Un sospiro di sollievo, quindi, da parte dall’intera comunità scientifica dell’Ente (o meglio, da parte di quella fortunata ed esigua minoranza della comunità scientifica che aveva ricevuto una soffiata sull’esito del confronto!) che però è durato ben poco perché alcuni Dipartimenti, in particolare quelli di “Scienze Bio-agroalimentari” e di “Scienze Umane e sociali, Patrimonio Culturale”, avrebbero deciso di procedere ugualmente con la ristrutturazione degli Istituti loro afferenti perché… ci avevano già lavorato e avevano già delineato una possibile soluzione al compito loro assegnato!
Il tutto, come nella migliore tradizione del CNR, in totale segreto, senza avviare il necessario confronto con i Ricercatori e Tecnologi degli Istituti coinvolti, in parte anche all’insaputa di alcuni Direttori d’Istituto (ad alcuni dei quali bisognava sfilare la poltrona)!
Non vogliamo qui entrare nel merito dell’opportunità di una profonda ristrutturazione della rete di Istituti del CNR, proprio perché è necessaria una seria analisi dello stato dell’arte prima di esprimere un giudizio. Di certo non esistono ricette valide per tutti. Ad esempio, in alcuni casi una aggregazione territoriale può funzionare meglio, in altri casi andrebbe privilegiata un’aggregazione per affinità scientifica.
Di certo, poi, è necessario un profondo coinvolgimento di tutte le comunità scientifiche coinvolte perché sono loro a fare ricerca, loro a trovare le collaborazioni scientificamente produttive, loro a partecipare ai bandi competitivi e a procurarsi i finanziamenti, non certamente i Direttori di Dipartimento. Coinvolgimento diretto indispensabile visto che ad oggi i Dipartimenti sono ancora privi dei loro Consigli scientifici!
.