La Corte dei Conti, Sezione del controllo sugli Enti, ha pubblicato la propria Relazione sull’esercizio finanziario 2015 del CIRA, il Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali.
Il CIRA, ricorda la Corte, è una società consortile per azioni a maggioranza pubblica, sottoposta alla vigilanza del MIUR e di altri tre ministeri, alla quale è stato affidato il compito di dare attuazione al Programma nazionale di Ricerche Aerospaziali (Pro.R.A.).
Dal 2013, il monitoraggio e la formulazione di osservazioni e proposte per gli aggiornamenti del Pro.R.A. è affidato ad esperti in materia aerospaziale nominati dal MIUR. Non sono andate finora a buon fine le proposte di ricostituzione della apposita commissione precedentemente prevista, che il Ministero ha avanzato in diverse sedi; analoga sorte è toccata alle proposte di riordino complessivo del programma Pro.R.A..
Al riguardo, la Corte richiama il MIUR ad adoperarsi per un sollecito intervento “che appare sempre più necessario in vista anche dell’esaurimento del finanziamento statale previsto per la realizzazione del Pro.R.A.”.
Come già nel 2014, anche nel 2015 è rimasta ferma la maggior parte delle infrastrutture destinate alle attività di ricerca e sperimentazione del CIRA a causa della necessità di mettere in sicurezza e ammodernare tecnologicamente gli impianti, ormai obsoleti.
Tale operazione, destinata a completarsi nel 2017, ha richiesto un investimento complessivo da parte della Società di circa 20 milioni. Il blocco della funzionalità di molti impianti ed il conseguente rallentamento delle attività non ha tuttavia determinato nel 2015, osserva la Corte, un significativo calo delle risorse finanziarie, diminuite complessivamente dell’1%, essendo passate da 42,9 ml nel 2014 a 42,4 milioni nel 2015; il che, secondo la Corte, indicherebbe uno scarso peso delle risorse derivanti dalle commesse esterne di sperimentazione sugli impianti in rapporto alle risorse complessive necessarie al funzionamento del CIRA (comprese quelle necessarie alla gestione e alla manutenzione degli impianti stessi e al loro impiego nell’ambito dei progetti Pro.R.A.).
Nel 2015 lo stanziamento destinato alla progettazione e realizzazione di impianti e dimostratori, con il quale lo Stato concorre alla finalizzazione del Pro.R.A. e già interamente impegnato al momento dell’istituzione del CIRA, è stato ulteriormente eroso rispetto al 2014, per effetto di una spesa che dai 7,4 milioni del 2014 è passata nel 2015 a 9,4 milioni; di conseguenza, il finanziamento per investimenti ha raggiunto l’importo complessivo di 396,2 milioni su uno stanziamento totale di 428,7 milioni (Iva esclusa), apprestandosi, dopo circa un trentennio, al completo esaurimento.
Il secondo finanziamento statale ordinario, ossia il contributo annuale destinato alla gestione delle opere realizzate ed al funzionamento del CIRA, comprese le attività di ricerca, presenta un calo, essendo sceso dai 22,9 milioni del 2014 ai 21,9 milioni fissati per il triennio 2015 – 2017.
Il prossimo esaurimento dello stanziamento per la realizzazione di impianti e dimostratori e la costante e progressiva flessione del contributo statale per il funzionamento del CIRA, rendono pertanto necessaria una ridefinizione del contributo statale di gestione anche nelle more dell’aggiornamento del programma Pro.R.A. che dovrebbe avvenire entro il 2019. Nondimeno la Corte sottolinea la necessità di rendere più efficace la politica aziendale al fine di “valorizzare l’incremento delle risorse diverse dai finanziamenti pubblici”.
In calo, nel 2015, sono anche gli altri trasferimenti pubblici, che passano da circa 7,7 ml a poco meno di 6 ml. Mostrano invece segni di ripresa i ricavi provenienti dalle aziende italiane e straniere, che passano da 2,07 ml ai 2,20 ml, e le risorse provenienti da UE ed ESA che aumentano del 7,1% (da 2.755.158 euro a 2.951.059 euro).
Nel 2015 si è verificato un calo dell’utile d’esercizio di 7,0 milioni rispetto al 2014 (da 8,2 milioni a 1,2 milioni). A fronte di un incremento dell’11,5% dei costi di gestione (da 37,6 milioni a 41,9 milioni), il valore della produzione è calato dell’1,6% (da 43,6 milioni a 42,9 milioni).
Nel 2015 il CIRA è stato interessato da un generale riassetto aziendale che ha puntato principalmente all’avvicendamento dei responsabili nei più importanti ruoli di gestione delle attività caratteristiche e in quelli relativi ai controlli interni.
Gli elementi di criticità relativi alla concreta informazione sull’attività del CIRA, messi in luce nelle precedenti relazioni della Corte, sono stati in parte superati nelle valutazioni degli esperti che, nell’aprile 2016, hanno esaminato la documentazione fornita dal CIRA per la richiesta di corresponsione dell’anticipo del 45% del contributo di gestione. Tuttavia, gli esperti hanno raccomandato che “prosegua il percorso avviato di ottimizzazione della documentazione, con particolare riferimento a: chiarezza e messa in evidenza dello stato delle infrastrutture e delle variazioni intercorse, ovvero dei risultati conseguiti, nei vari periodi di riferimento, autoconsistenza del contenuto dei singoli documenti, coerenza tra i vari documenti, controllo di configurazione e qualità”.
La Corte evidenzia anche che l’Assemblea dei soci del 20 dicembre 2016 ha approvato la revisione dello statuto, per adeguarlo a quanto richiesto dall’entrata in vigore del nuovo testo unico sulle società a partecipazione pubblica. Le principali modifiche hanno riguardato la soppressione del comitato consultivo scientifico e la previsione del divieto di nominare il vicepresidente e di istituire organi diversi da quelli previsti dalle norme generali in tema di società.
Per quanto riguarda il personale, alla data del 31 dicembre 2015 sono risultate in servizio 371 unità, come nel 2014, di cui 367 a tempo indeterminato e 4 a tempo determinato.
La consistenza del personale per qualifica e la ripartizione per “aree funzionali” sono riportate nelle tabelle 3 e 4 della relazione, qui sotto riprodotte.
Il costo delle retribuzioni è salito del 3,5% rispetto al 2014, per effetto soprattutto degli incrementi contrattuali, di nuove assunzioni e di 66 passaggi economici di categoria, attestandosi a 27 milioni, arrivando così a superare di 5,1 milioni il contributo statale (pari a 21,9 milioni) destinato alla gestione e a rappresentare il 64,4% dell’ammontare complessivo dei costi dell’Ente.
La Corte ribadisce quindi l’invito “ad una politica di contenimento degli oneri per il personale in coerenza con il concorso alla riduzione delle spese richiesto dal legislatore a tutte le amministrazioni pubbliche o comunque agli enti o organismi che fruiscono di un contributo dello Stato”.
A conclusione della relazione, la Corte ritiene anche opportuno segnalare “che nel corso del 2016 il collegio sindacale ha fatto numerose segnalazioni di ipotetici danni erariali (in materia di personale, danno ambientale, sottrazione di materiali di proprietà pubblica, appalto di manutenzione degli impianti, partecipazione in società, attività remunerate ritenute dubbie) ed in alcuni casi di vicende di rilievo penale”.
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