Nella puntata di Report andata in onda lunedì 27 marzo, sono stati portati all’attenzione dell’opinione pubblica episodi di vero e proprio “malaffare” (truffe, fatture e firme false, ecc.) perpetrati in alcuni Istituti del CNR. I fatti più gravi vedono coinvolti personale dirigente e amministrativo legato all’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero e all’Istituto di Fisiologia Clinica, sui quali stanno indagando le procure di Napoli e Pisa a seguito delle denunce fatte proprio dal CNR a partire dal 2015. Dal servizio di Report sono emerse responsabilità evidenti, in parte già sanzionate dal CNR, ma solo a conclusione delle indagini della magistratura sarà possibile capire quali e quanti siano gli effettivi “colpevoli” e le eventuali complicità o coperture che hanno reso possibile questi episodi.
Il MIUR, esercitando i suoi poteri di vigilanza, ha immediatamente chiesto al Presidente del CNR di “fare piena chiarezza su quanto realmente accaduto…. Di fronte ad accuse come quelle emerse nel corso della trasmissione televisiva di ieri bisogna essere tempestivi e dare risposte esaustive”, perché “la massima trasparenza è d’obbligo anche a tutela dell’immagine del CNR ”.
Parole chiare a cui dovranno rapidamente seguire azioni concrete perché, anche se i più danneggiati sono proprio i ricercatori dell’Ente a cui sono state sottratte risorse importanti per le loro ricerche, è innegabile che l’immagine del CNR abbia subito un duro colpo. In questo momento è pertanto necessario che i vertici dell’Ente garantiscano la massima trasparenza su tutto quello che è stato denunciato nel corso della trasmissione, compresi gli episodi apparentemente minori (ma che tali non sono) relativi a malversazioni, favori clientelari e consulenze dubbie, che hanno creato sbalordimento e amarezza in tutto il personale del CNR, in particolare nei Ricercatori e Tecnologi che quotidianamente lottano contro la carenza di fondi e la burocrazia dell’Ente per portare avanti il loro lavoro di ricerca mentre in alcuni Istituti “fuori controllo” è stato possibile sottrarre fondi alla ricerca per interesse personale o per compiacere personaggi influenti e “amici”. Le ombre e le opacità devono essere dissipate e chi ne è al momento toccato dovrebbe chiarire al più presto la sua posizione o fare un passo indietro.
Il Presidente del CNR ha davanti a sé una grande responsabilità ma anche una grande occasione per mettere ordine e riformare l’organizzazione dell’Ente. Il d.lgs. 218 offre l’opportunità di modificare lo Statuto e i Regolamenti al fine di adottare regole di gestione “semplificate” e più trasparenti, indispensabili per superare la vecchia burocrazia dirigista e inefficiente che non ha saputo impedire (o forse, paradossalmente, addirittura “facilitato”) gli illeciti emersi. Ma, soprattutto, il d.lgs. 218 impone l’effettivo recepimento della Carta Europea dei ricercatori e la conseguente piena e diretta partecipazione dei Ricercatori e Tecnologi negli organi scientifici e di governo degli Enti che dovranno aprirsi sempre di più ai rappresentati della componente scientifica interna. Il CNR deve dotarsi di una nuova governance, meno centralizzata e più democratica, che includa i Ricercatori e i Tecnologi ai quali attualmente non viene riconosciuto alcun ruolo diretto nella gestione scientifica e nelle scelte strategiche dell’Ente, nonostante siano gli autori e i responsabili scientifici dei progetti di ricerca e quindi i veri “finanziatori” di quasi tutta l’attività di ricerca dell’Ente.
Il modello organizzativo di un Ente di Ricerca deve essere al servizio della ricerca e non viceversa. Il d.lgs. 218 offre agli EPR gli strumenti per cambiare la governance, sarebbe imperdonabile non cogliere questa opportunità. C’è bisogno di “aprire porte e finestre” e far entrare “aria nuova” nelle sedi dove si compiono le scelte e si prendono le decisioni, perché solo così si potranno cambiare veramente le cose.
Il Segretario Generale ANPRI-CIDA
Liana Verzicco
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