Paolo Annunziato, nel recente passato già direttore generale del CNR, dal 31 gennaio 2018 è il nuovo presidente del CIRA – Centro Italiano Ricerche Aerospaziali. Con una laurea in scienze politiche, un dottorato in economia negli Stati Uniti, un percorso professionale che spazia da Confindustria a Telecom, fino alla ricerca pubblica, Annunziato sembra vantare un curriculum ed un’esperienza di tutto rispetto. Annunziato proseguirà, fino all’approvazione del bilancio 2017, il mandato di Claudio Rovai, dimessosi per motivi strettamente personali. Rovai, a sua volta, sostituiva a fine 2016 Luigi Carrino sollevato dall’incarico inaspettatamente e senza chiare motivazioni dai soci pubblici di maggioranza che lo avevano precedentemente confermato al secondo mandato. In un solo triennio, dunque, il CIRA ha cambiato ben tre presidenti, due direttori generali, oltre ad aver rinnovato completamente già due volte il Consiglio di Amministrazione. Ad annunciare il cambio al vertice ai dipendenti del CIRA, lo scorso 6 febbraio, è stato il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, protagonista di primo piano delle vicende del CIRA degli ultimi tre anni. Si è trattato di un periodo particolarmente delicato, in cui il CIRA ha dovuto provvedere ad una manutenzione straordinaria degli impianti tecnologici, ormai soggetti a problemi non trascurabili di obsolescenza. Inoltre, a valle del completamento della precedente programmazione, il CIRA ha lavorato ad una nuova proposta pluriennale PRORA. Battiston ha sottolineato quanto sia stato importante ed impegnativo, in questi anni, procedere al necessario ammodernamento degli impianti e quanto la loro messa in operatività a pieno ritmo sia fondamentale per il CIRA, sia in termini di ricavi per sperimentazioni conto terzi sia di attrattività di investimenti per la ricerca.
Il quadro presentato ai dipendenti del CIRA è stato percepito dai lavoratori come poco rassicurante: dopo tre anni di cambi al vertice, tensioni tra i soci, problemi legali ed una notevole inerzia nel ripristino della funzionalità degli impianti (solo da pochi mesi finalmente di nuovo operativi), la programmazione del CIRA di lungo periodo sembra essere supportata soltanto dal finanziamento ordinario, recentemente persino ridotto dal MIUR, e dai fondi messi da parte dal CIRA (un tesoretto, frutto di utili di bilancio accumulati in trent’anni di esercizi positivi, lasciato dal CIRA nelle mani dello Stato, ed ora richiesto indietro per investimenti nel Programma Nazionale di Ricerche Aerospaziali, così come previsto dalla legge di funzionamento dell’Ente). Dunque nessun ulteriore finanziamento governativo. Rimangono assicurazioni di un coinvolgimento dell’ASI nei propri programmi, assicurazioni però già disattese nell’esercizio di bilancio del 2017. Decisa la reazione della RSU del CIRA, in cui vi è anche un componente ANPRI, la quale non ha potuto non evidenziare una correlazione tra i deludenti andamenti economici della società dell’ultimo triennio e la turbolenza con la quale sono state gestite dall’ASI le criticità sopravvenute, foriera di ripercussioni economiche negative ben superiori a quelle dovute al temporaneo (e sicuramente troppo lungo) fermo di alcuni importanti impianti in manutenzione. La RSU ha rinnovato la richiesta di ricevere finalmente risposte chiare ai quesiti posti già da tempo e ripetutamente, soprattutto in merito alle nuove grandi infrastrutture previste dalla nuova programmazione, al momento prive di copertura finanziaria per la loro gestione e manutenzione. Dette risposte dovrebbero concretizzarsi in un contributo chiaro, pianificato e tempestivo dell’Agenzia Spaziale Italiana o del MIUR alla programmazione del CIRA, soprattutto a sostegno delle rilevanti spese necessarie per le collaborazioni scientifiche e per la gestione delle infrastrutture previste dai nuovi programmi, fortemente avallati dall’ASI, che continuano ad avere senso solo in un quadro di sostenibilità di lungo termine.