comunicato congiunto
ISFOL: RICERCA SENZA FUTURO?
Come è noto il JOBS ACT istituisce l’ANPAL, Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (d.lgs. n. 150/2015). All’ANPAL vengono trasferite una Direzione Generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e ingenti risorse umane, finanziarie e strumentali dall’ISFOL, già a partire da Gennaio 2016. Saranno ridotte, quindi, le piante organiche sia dell’ISFOL, sia del MLPS, con conseguente trasferimento di personale all’ANPAL.
Le indiscrezioni sul primo DPCM – in corso di elaborazione ai sensi dell’Art. 4 co.9 del d. lgs. 150/2015 – che dovrebbe individuare le risorse da trasferire all’ANPAL sono allarmanti!
Nel dettaglio:
- è previsto il trasferimento di 100 dipendenti di ruolo dell’ISFOL (di cui non si conoscono i profili professionali) nei ruoli dell’Agenzia con relativa riduzione della dotazione organica e del bilancio istituzionale dell’ISFOL, oltreché il trasferimento di un numero imprecisato di lavoratori precari, tramite la cessione dei contratti di lavoro. Sarebbero previste forme di trasferimento “coatto” potenzialmente in contrasto con la normativa sulla mobilità interna della P.A.
- Nessuna garanzia è prevista per l’ISFOL (Ente Pubblico di Ricerca) e per i suoi lavoratori: nessuna tutela delle capacità funzionali ed economiche dell’Istituto, nessuna garanzia del mantenimento dei livelli di retribuzione e nessuna garanzia delle prospettive di valorizzazione professionale del personale.
- Non è conferita all’ISFOL alcuna competenza nella valutazione delle risorse umane e finanziarie da destinare alla costituenda Agenzia.
- Non viene preso in considerazione l’istituto del distacco temporaneo del personale ISFOL presso l’ANPAL, si prevede solo il trasferimento definitivo, frutto di un approccio predatorio da parte della costituenda Agenzia. Il distacco assicurerebbe, inoltre, un processo reversibile alla luce delle evoluzioni del quadro politico attuale, soprattutto in relazione all’approvazione della riforma costituzionale.
Il quadro che emerge dal DPCM è, dunque, quello di un Ente Pubblico di Ricerca concepito come un contenitore cui attingere in termini di competenze e di risorse, del quale non si tutelano le funzionalità, né si garantiscono adeguate prospettive di sopravvivenza.
L’ISFOL ha, invece, bisogno di una congrua dotazione finanziaria per sostenere le nuove attività assegnategli dallo stesso d.lgs. n. 150/2015, che con l’art. 10 attribuisce all’ISFOL nuovi e importanti compiti di studio, ricerca, monitoraggio e valutazione in materia di politiche pubbliche, non da ultimo quello di valutare il raggiungimento degli obiettivi dell’ANPAL.
Si ravvisano, inoltre, forti criticità di carattere istituzionale nell’impianto generale del DPCM:
- l’ANPAL non ha tra i suoi compiti lo svolgimento di attività di ricerca scientifica che sono invece attività proprie dell’ISFOL; quindi, l’eventuale creazione di strutture tecnico-scientifiche all’interno dell’Agenzia risulterebbe un’inutile duplicazione, nonché una complicazione dell’assetto istituzionale che non garantirebbe la necessaria autonomia e terzietà nelle azioni di valutazione;
- L’assetto istituzionale della nuova Agenzia, come si va configurando nel DPCM, fa emergere una impropria contaminazione tra il ruolo di gestione, attribuito all’ANPAL dal d.lgs. n. 150/2015, e il ruolo di indirizzo e di governo di competenza prettamente Ministeriale; inoltre va segnalata la competenza esclusiva delle Regioni su alcune tematiche che il decreto affronta (quali “l’elaborazione delle politiche formative, dei piani di orientamento e di occupabilità” attività istituzionalmente di competenza ministeriale e oggetto di concertazione con le Regioni). In sintesi, il DPCM, nell’individuazione delle attività da delegare all’ANPAL, sembra non recepire il d.lgs. n. 150/2015, di cui è attuazione.
Le OO.SS. chiedono pertanto di aprire finalmente un confronto – finora negato – sulle modalità di gestione di questa delicata fase dell’ISFOL, perché vengano garantiti ai lavoratori dell’Istituto i propri diritti e all’ISFOL di continuare ad esercitare le proprie funzioni.