Il Tar del Lazio, con la sentenza n. 213 dell’8 gennaio scorso, ha dichiarato illegittimo il commissariamento dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), avvenuto con il decreto del 10 luglio 2014 adottato dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, in applicazione dell’art.15, comma 1 bis, del D.L. n. 98/2011, convertito con modificazioni nella L. 111/2011 (vedi Newsletter 15/2014).
In particolare, per il TAR non appare “sussistere in capo all’Istituto Superiore di Sanità negli anni 2011 e 2012 la situazione di disavanzo di competenza così come definito dalle disposizioni normative vigenti e dalle circolari richiamate in atti quali presupposti applicativi” del commissariamento dell’Istituto.
“Il commissariamento – si legge ancora nella sentenza – presuppone profili di criticità dell’ente tali – sotto il profilo economico, finanziario e patrimoniale – da non poter essere recuperate con strumenti di gestione ordinari e la minaccia di dissesto concreta ed effettiva. Nel caso di ISS, in base alla valutazione complessiva delle condizioni economiche, patrimoniali e finanziarie risultanti dai Rendiconti dell’Istituto per gli anni 2011 e 2012 non emerge una situazione di crisi tale da non poter assicurare l’assolvimento delle funzioni indispensabili ovvero non consentire all’ente di fare fronte ai debiti liquidi ed esigibili nei confronti dei terzi”.
Il ricorso al TAR era stato presentato da due ex Consiglieri di Amministrazione dell’ISS che erano decaduti proprio per effetto del commissariamento dell’Istituto. Il TAR ha dichiarato improcedibile il ricorso nella richiesta azione impugnatoria, in quanto i ricorrenti non hanno impugnato il successivo provvedimento di nomina del nuovo CdA, ma ha accolto la loro richiesta di risarcimento del danno, condannando i Ministeri della Salute e quello dell’Economia e delle Finanze a corrispondere ai ricorrenti “i medesimi emolumenti che sarebbero stati loro corrisposti se non fossero stati adottati i provvedimenti di commissariamento e di proroga dell’Istituto de quo”.
I due ministeri sono stati condannati anche al pagamento delle spese del giudizio, per complessivi 12.000 euro, e della verificazione disposta dai giudici, pari ad altri 12.696,07 euro più IVA del 22% e rivalsa INPS 4%.
Il Ministro Lorenzin ha immediatamente annunciato ricorso in appello.
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Questa notizia è stata pubblicata nella Newsletter ANPRI n. 1 del 14 gennaio 2016.
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