Quasi 1000 firme sono state finora raccolte dall’ANPRI con la petizione “Restituiteci i nostri soldi: dobbiamo fare ricerca” per chiedere al CNR di ritirare il provvedimento con il quale l’Amministrazione Centrale ha prelevato i fondi residui presenti nelle casse degli Istituti provenienti da tutte le fonti di finanziamento (interne ed esterne) relativi agli anni fino al 2011, e i fondi residui provenienti da fonti interne (FOE) relativi agli anni 2012 e 2013. Questi ultimi includono anche i finanziamenti su progetti “premiali” e progetti “Bandiera”, alcuni dei quali ancora in corso di svolgimento, e sui quali i ricercatori e tecnologi sono in fase di rendicontazione.
Il CNR ha giustificato questo provvedimento con la necessità di colmare, in parte, il buco di bilancio di oltre 19 milioni di euro che l’Ente ha accumulato nel corso del 2015, spostando quindi sui ricercatori e tecnologi l’onere di coprire una propria inefficienza amministrativa, senza neanche avere il buon gusto di spiegare come tale grave disavanzo di bilancio si sia prodotto.
I Ricercatori e Tecnologi del CNR hanno voluto manifestare il danno che questo prelievo forzoso e insensato arreca alla ricerca, in termini di pubblicazioni mancate, di convegni e bandi competitivi cui non potranno partecipare, di contratti con privati cui dovranno rinunciare.
L’ANPRI ha presentato all’Amministrazione, nel corso della riunione del 28 aprile scorso, le firme finora raccolte, ribadendo la richiesta di annullare immediatamente il provvedimento e reintegrare nella piena disponibilità degli Istituti e dei suoi Ricercatori e Tecnologi tutti i finanziamenti residui.
Ma dall’Amministrazione, come al solito, nessuna risposta è arrivata. Inoltre, l’impegno preso dal Direttore Generale con i Direttori di “effettuare […] un’analisi puntuale delle singole situazioni contabili interessate. Ciò al fine di valutare attentamente specifici vincoli relativi alla Vostra attività di ricerca nell’ottica di un’eventuale restituzione delle relative somme trattenute” non sembra, al momento, essersi tradotto in una restituzione dei soldi.
Pertanto, la raccolta delle firme continua. Se ancora non lo hai fatto, firma anche tu la petizione “Restituiteci i nostri soldi: dobbiamo fare ricerca”.