L’ANVUR pubblica il Secondo Rapporto biennale su Università e Ricerca

ANVUR

L’ANVUR ha pubblicato nei giorni scorsi la versione integrale del Secondo Rapporto biennale sullo stato del sistema universitario e della ricerca.

Il Rapporto (di cui è disponibile anche una versione sintetica) si articola in due sezioni, una dedicata al sistema universitario, una dedicata alla ricerca. Nella prima sezione si analizzano le tendenze relative agli studenti e gli andamenti delle risorse economiche e umane, della spesa degli atenei e dell’offerta formativa. Nella seconda sezione vengono analizzati la struttura del sistema della ricerca, anche negli aspetti istituzionali, le risorse nazionali e di fonte europea e il posizionamento internazionale della ricerca italiana.

Per quanto riguarda la ricerca, il Rapporto non offre sostanziali novità a fronte del noto quadro che da un lato vede buoni risultati a livello internazionale della produzione scientifica dei ricercatori italiani, nonostante la progressiva diminuzione dei fondi a disposizione, dall’altro vede la quota del PIL dedicata alla spesa in Ricerca e Sviluppo (R&S) attestata su valori molto inferiori alla media dell’Unione Europea e dei principali paesi OCSE: con l’1.27% l’Italia si colloca solo al 18° posto (con una quota uguale alla Spagna) tra i principali Paesi OCSE, con valori superiori solo a Russia, Turchia, Polonia e Grecia, ma ben al disotto della media dei Paesi OCSE (2,35%) e di quelli della Comunità europea (2,06% per UE 15 e 1,92% per UE 28).

Un dato che dovrebbe fare molto riflettere è quello riportato a pag. 516 del Rapporto, relativo al “ritorno” della contribuzione finanziaria dell’Italia a Horizon 2020. Se si analizza il finanziamento ottenuto fin qui nel programma di ricerca europeo da ciascuno dei 28 Paesi dell’UE e lo si rapporta alla rispettiva quota di contribuzione, risulta che per ogni euro “investito” ritornano in Italia 0,66 euro [il testo parla erroneamente di “centesimi”, NdR], mentre nel Regno Unito, in Olanda, in Spagna e in Germania ritornano rispettivamente 1,46, 1,78, 1,08 e 0,94 euro. In termini assoluti l’Italia “perde” 375 M€ e la proiezione sul settennio 2014-2020 prevede una perdita complessiva di più di tre miliardi di euro.

 

Questa notizia è stata pubblicata nella Newsletter ANPRI n. 14 del 14 luglio 2016.

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