E ora serve un vero piano straordinario di concorsi presso tutti gli Enti di ricerca!

Il successo del piano straordinario di assunzione di Ricercatori previsto dal Decreto MIUR n. 105/2016 per i soli Enti di Ricerca vigilati dal MIUR in attuazione della legge di stabilità 2016 (tutti gli Enti hanno concluso le proprie procedure concorsuali, spesso molto complesse, nei pochi mesi concessi dal Decreto) e il gran numero di giovani ricercatori presenti nelle graduatorie di merito impongono al governo di attuare al più presto un vero piano straordinario di assunzioni che consenta di dare linfa vitale agli Enti, nei quali l’età media dei Ricercatori è sempre più alta, e di offrire concrete prospettive di occupazione stabile a tanti giovani ricercatori “precari” che di fatto sostengono una gran mole del lavoro di ricerca svolto quotidianamente.

Un vero piano di assunzioni, esteso anche agli Enti di Ricerca non vigilati dal MIUR e ai tecnologi di supporto all’attività di ricerca, con un numero di posti ben più elevato di quanto previsto nel Decreto MIUR n. 105/2016 e che non penalizzi i precari più anziani.

Al contempo, il piano straordinario dovrebbe riservare attenzione anche alla valorizzazione delle competenze scientifiche e tecnologiche maturate presso gli Enti, riservando una quota delle risorse messe in campo ai concorsi al II e al I livello, per assicurare finalmente a ricercatori e tecnologi le opportunità di sviluppo professionale che finora sono mancate o sono state del tutto insufficienti, sia per oggettive ristrettezze di bilancio, sia per una politica del personale che in alcuni Enti, CNR in primis, si è rivelata mortificante proprio e soltanto nei confronti dei ricercatori e tecnologi.

Un simile intervento fornirebbe anche agli Enti le risorse economiche necessarie per programmare e realizzare nel tempo un “regolare” turn over del personale Ricercatore e Tecnologo a tutti i livelli, onde evitare il ricrearsi, a distanza di pochi anni, di situazioni di precariato estremamente critiche, arginare la continua fuga di cervelli all’estero che costa all’Italia più di miliardo di euro l’anno (la formazione di un giovane laureato costa al nostro Paese, dati OCSE, circa 100.000 euro) e realizzare una seria valorizzazione del capitale umano degli Enti.

In materia concorsuale, è inoltre indispensabile – come affermato con decisione dalla 7a Commissione del Senato nel proprio parere sullo schema preliminare dell’attuale D.Lgs. 218/2016 di semplificazione delle attività degli Enti pubblici di ricerca – che venga data attuazione in tempi stretti all’art. 12 del D.Lgs. 381/1999; tale articolo, inattuato da 17 anni, recepisce alcune proposte dell’ANPRI disponendo che gli enti operanti in più aree scientifiche e settori tecnologici definiscano le aree e settori per le assunzioni dei ricercatori e dei tecnologi sulla base di criteri generali determinati con decreto MIUR, con la finalità di assicurare compatibilità con le competenze scientifiche in essere e procedure di revisione periodica e di variazione delle afferenze, e di agevolare i passaggi diretti tra enti di ricerca e la mobilità con le università. Si eviterebbero così le improvvisazioni e i continui rimescolamenti di carte che purtroppo sono divenuti regola generale delle azioni concorsuali degli Enti di ricerca.

Il tutto può, e deve, essere accompagnato da modalità di svolgimento delle procedure concorsuali trasparenti e condivise dalle comunità di ricercatori e tecnologi degli Enti.

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