Il 5 febbraio l’ERC ha pubblicato i nominativi dei 302 Ricercatori europei vincitori del bando ERC Consolidator grants 2015, dall’importo complessivo di 585 milioni di euro, volto a supportare i ricercatori nella fase intermedia della loro carriera scientifica nel campo delle scienze fisiche e ingegneria, delle scienze della vita e delle scienze umane e sociali.
Il maggior numero di riconoscimenti va a Ricercatori tedeschi (48 grants), seguiti da quelli inglesi (32), francesi (30) e italiani (30). Purtroppo, come si può vedere dalla lista dei vincitori ordinata in base al Paese ospitante, solo 13 vincitori, tutti italiani (di cui ben 4 del CNR ed uno dell’INFN), condurranno la propria ricerca presso istituzioni italiane, mentre 67 vincitori opereranno nel Regno Unito, 45 in Germania, 31 in Francia e 26 in Olanda. Ciò a triste conferma della scarsissima attrattività scientifica del nostro Paese e delle nostre istituzioni di ricerca, già evidenziata pochi mesi fa in occasione dell’assegnazione degli ERC Starting grants (vedi Newsletter 22/2015).
Come riportato sul Blog Io Non Faccio Niente, il ministro Giannini ha commentato la notizia in maniera entusiastica, dicendosi colpita positivamente dal “numero di borse totali ottenute dai nostri ricercatori, che ci posizione al terzo posto insieme alla Francia”. “Ma, soprattutto – ha aggiunto la Giannini – colpisce il fatto che siamo primi per numero di ricercatrici che hanno ottenuto un riconoscimento”. Evidentemente il ministro ha visto il bicchiere mezzo pieno dei 30 vincitori italiani ma non ha visto quello mezzo vuoto dei soli 13 vincitori italiani che opereranno in Italia!
Molto critico, nei confronti dell’uscita della Giannini, è stato il commento di una delle dirette interessate, la linguista Roberta D’Alessandro, il cui progetto è stato finanziato dall’ERC con due milioni di euro. La ricercatrice ha tenuto a sottolineare che il suo progetto è olandese e non italiano, come pure quello di un altro collega vincitore del Consolidator grants 2015. In una successiva intervista, la D’Alessandro ha smorzato i toni affermando di non aver voluto fare nessuna crociata contro la Giannini ma solo sottolineare che la sua ricerca è nata in Olanda, dove peraltro lei non è fuggita ma è andata volontariamente a fare il dottorato.
Resta comunque la gravità del fatto che i ricercatori italiani continuano a trovare migliori condizioni e possibilità di svolgere la propria attività fuori dal proprio Paese e che il saldo migratorio dei ricercatori resta stabilmente e abbondantemente negativo.
Questa notizia è stata pubblicata nella newsletter ANPRI n. 4 del 25 febbraio 2016.
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