CNR: chi figli e chi figliastri anche nella restituzione dei fondi prelevati a fine marzo?

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L’8 agosto scorso avevamo diffuso un Comunicato pieno di speranze perché da più fonti avevamo appreso che il CNR era intenzionato a restituire agli Istituti una parte dei fondi residui prelevati dalle casse degli Istituti stessi a fine marzo. Come si ricorda, tale prelievo aveva lo scopo di racimolare un po’ di soldi per cercare di colmare, in parte, il buco di bilancio di alcune decine di milioni di euro che l’Ente aveva accumulato nel corso del 2015.

Al prelievo improvviso dei fondi residui, denunciato con il Comunicato del 5 aprile, l’ANPRI aveva risposto immediatamente con una dura campagna, lanciando prima la petizione “Restituiteci i nostri soldi: dobbiamo fare ricerca” e poi inviando poi una lettera al ministro Giannini e ai componenti le Commissioni Cultura della Camera e del Senato nella quale sottolineavamo il fatto che in un Ente di Ricerca i finanziamenti ricevuti per lo svolgimento dell’attività di ricerca non possono essere utilizzati per coprire un buco di bilancio dovuto essenzialmente all’inettitudine e all’incapacità di una elefantiaca Amministrazione Centrale (che ad oggi conta più di 600 unità di personale, il 20% delle quali con contratto a tempo determinato).

Sono passati quasi due mesi da quell’8 agosto e possiamo constatare che il CNR ha effettivamente restituito una parte (sembra modesta) del maltolto, ma in maniera apparentemente discrezionale, senza che siano stati definiti e resi pubblici i criteri adottati per decidere a chi restituire i soldi e a chi no. In alcuni casi, poi, la restituzione è sì avvenuta, ma applicando una specie di “trattenuta” a chissà che titolo. In altri casi, sembra che la restituzione sia stata negata perché i fondi prelevati servivano per coprire errate rendicontazioni commesse da altri ricercatori dello stesso Istituto, come se un ricercatore potesse essere responsabile di errori commessi da suoi colleghi e, quindi, pagarne le conseguenze!

L’ANPRI continuerà ovviamente a far pressione sull’Ente affinché sia restituito agli Istituti e ai ricercatori e tecnologi tutto il maltolto. Ci preme qui sottolineare, e lo faremo anche nelle sedi competenti, che la mancata restituzione di tutti fondi prelevati comporta una grave e ingiustificata discriminazione ai danni dei ricercatori e tecnologi che non beneficiano della restituzione dei fondi di cui disponevano fino a marzo scorso, con grave pregiudizio per le loro attività di ricerca, la loro reputazione e le loro prospettive di carriera.

 

Questa notizia è stata pubblicata nella Newsletter ANPRI n. 16 del 29 settembre 2016.

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