CNR: la soppressione della sede di Lecce di Nanoscienze oggetto di interrogazione parlamentare

cnr-nanoscienze-lecceLa soppressione della sede di Lecce dell’Istituto di Nanoscienze (NANO) deliberata dal CNR il 3 agosto scorso è stata oggetto alcuni giorni fa di un’interrogazione parlamentare, con risposta scritta, presentata dall’on. Palese (Gruppo Misto), vice presidente della Commissione Bilancio della Camera, con la quale, premesso che “da circa 6 anni è attivo a Lecce l’istituto di Nanoscienze del CNR, come sede distaccata di Pisa, nel quale operano circa 30 persone tra ricercatori, studenti, dottorandi, assegnisti e professori che con le loro ricerche e pubblicazioni hanno contributo ad importanti scoperte in campo scientifico”, si chiede al ministro Giannini di sapere:

  • quali siano i motivi che hanno indotto il CNR a decidere di sopprimere l’istituto di Nanoscienze di Lecce;

  • se corrisponda, al vero che l’istituto verrà unificato a quello di nanotecnologie e, in caso affermativo, se il Ministro interrogato non ritenga preferibile che sia mantenuta l’autonomia tra i due istituti a garanzia delle professionalità delle persone che vi lavorano;

  • quali siano le previsioni di investimenti del piano nazionale della ricerca per il Mezzogiorno e per la Puglia e quali le strategie per combattere la cosiddetta «fuga di cervelli» che tanto sta depauperando questo territorio.

All’interrogazione dell’on Palese, che ha avuto ampia diffusione sugli organi di stampa, specialmente pugliesi, hanno fatto seguito numerose interviste e dichiarazione rilasciate dai principali protagonisti della soppressione della sede leccese di NANO, ossia il Presidente del CNR, Massimo Inguscio, e il Direttore dell’Istituto di Nanotecnologie, Giuseppe Gigli, Istituto che nelle intenzioni iniziali del CNR avrebbe dovuto assorbire la sede leccese di NANO.

Dichiarazioni che avrebbero dovuto chiarire le ragioni di tale soppressione e tranquillizzare sia i diretti interessati che l’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia, Loredana Capone, la quale aveva “scritto al presidente [del CNR] per sapere cosa stesse accadendo alla luce della decisione di sopprimere la sede secondaria dell’Istituto di Nanoscienze”. Dichiarazioni che sembrano però aver rassicurato solo l’assessore Capone e che, invece, hanno riacceso le forti polemiche e i dubbi sulle reali motivazioni della soppressione della sede leccese di NANO (vedi Comunicato ANPRI del 1° agosto).

In particolare, il Presidente Inguscio ha affermato che “la scelta fa parte di un’importante strategia di potenziamento di infrastrutture di eccellenze al Sud”, di cui però non v’è traccia, neanche nel provvedimento di soppressione della sede leccese di NANO, e che “è da più di un anno che si discute di questa chiusura”. Eppure, nel Piano di Attività Triennale 2016-2018 del CNR, approvato in via definitiva il 16 giugno, si legge che “è stato quasi del tutto completato il complesso di 7 immobili costituenti il “Polo Tecnologico Campus Nanotecnologie” sito presso il Campus dell’Università del Salento “Ekotecne” a Lecce” e che “nel 2016 si prevedono alcune attività di modesta entità per permettere lo start up delle attività di ricerca di NANO, NANOTECH, IMM, IFC”, prova del fatto che due mesi prima della soppressione della sede leccese di NANO l’Ente prevedeva lo start up di attività di ricerca anche della sede leccese di NANO!

Ancora, Inguscio ha asserito che la soppressione è stata decisa dopo aver acquisito “come da statuto i pareri dei direttori degli istituti coinvolti, del direttore di dipartimento di Scienze fisiche e Tecnologia della materia del CNR” e che il CdA dell’Ente “ha preso atto di tutti i pareri e ha deciso di chiudere quell’unità”. Sembra però aver dimenticato, il presidente del CNR, che, non essendo operativi né il Consiglio Scientifico dell’Ente, né quello del Dipartimento, l’unico organismo scientifico che si è espresso sulla proposta di soppressione, ossia il Consiglio di Istituto di NANO, aveva espresso parere negativo, così come si erano formalmente espressi contro la soppressione della sede leccese di NANO tutti i diretti interessati.

Incomprensibile appare anche l’affermazione di Inguscio secondo la quale “il CNR sta puntando su una politica di rafforzamento e centralità di Lecce in campo nazionale e internazionale”: come possono rafforzare “Lecce in campo nazionale e internazionale la soppressione di una struttura di ricerca (piccola per consistenza numerica ma di grande rilievo scientifico, con 3 vincitori di prestigiosi progetti dell’ERC) e il conseguente trasferimento a Pisa, sede principale di NANO, di numerosi ricercatori (e dei loro progetti e finanziamenti) che fino ad ieri operavano nelle sede leccese a ?

Inoltre, Inguscio prima, e Gigli due giorni dopo, asseriscono che “gli spostamenti [dei Ricercatori] non sono di per sé cosa negativa”, che “la mobilità è il sale della ricerca” e “rientra nelle normali dinamiche dei centri internazionali di ricerca”: tutto vero, a patto che la mobilità sia il frutto di una libera scelta del Ricercatore e non la conseguenza della (non voluta) soppressione della struttura di ricerca in cui si opera!

Riteniamo, infine, coma già affermato più volte, che la rete scientifica del CNR richieda significativi interventi organizzativi ma che questi devono rispondere a esigenze scientifiche di lungo respiro (in una visione strategica che veda pienamente coinvolte le comunità scientifiche anche in un ruolo propositivo) e non essere iniziative estemporanee di singoli Dipartimenti o gruppi di potere. Una riorganizzazione che non sia ridisegnata a ogni cambio di Presidenza o di Direzione di Dipartimento (senza neanche attendere i risultati della precedente riorganizzazione!) e che salvaguardi le attività di ricerca in svolgimento e quelle già programmate, garantendo il mantenimento (se non il rafforzamento) di tutti i laboratori di ricerca scientificamente attivi e la portabilità dei progetti finanziati da terzi. Una riorganizzazione che dia la possibilità di migliorare la produttività scientifica del CNR, non di frenarla come troppo volte è accaduto.

E in questa ottica ribadiamo la necessità che, nel rispetto della Carta Europea dei Ricercatori e in sintonia con quanto accade nelle migliori istituzioni pubbliche di ricerca internazionali, tutti gli organismi di consulenza scientifica del CNR siano composti da scienziati scelti dalle comunità scientifiche di riferimento, garantendo una adeguata rappresentanza della comunità interna la quale deve concorrere alla nomina dei Direttori di Dipartimento e di Istituto, mettendo fine ad una catena di nomine verticistiche che mal si adattano a governare un Ente di ricerca.

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