CNR: la storia infinita dei concorsi ex art. 15 in Scienze Umane e Sociali e Patrimonio Culturale

Eccoci arrivati alla seconda puntata della storia infinita dei concorsi CNR ex art. 15. Questa volta l’Area concorsuale di cui ci occupiamo è quella delle Scienze Umane e Sociali e Patrimonio Culturale.

Cambia il settore ma il ballo è sempre lo stesso. Bando emesso ad ottobre 2013 per i profili di Primo Ricercatore e Dirigente di Ricerca; candidati che possono presentare i titoli posseduti alla data del 31 dicembre 2009, scadenza definitiva per la presentazione delle domande il 31 ottobre 2013. Nomina delle Commissioni avvenuta solo nell’ottobre del 2015 (anche per effetto di ricorsi alla Giustizia amministrativa chiusisi nella primavera del 2015).

E soprattutto alla data odierna ancora nulla di fatto in entrambi i concorsi.

Anche in questo caso la vicenda delle Commissioni, con le continue dimissioni e sostituzioni dei commissari, come da noi più volte raccontato (si vedano, ad esempio le Newsletter n. 8, n. 11 e n. 12 del 2016), è sconcertante.

Prendiamo per esempio il concorso per Dirigente di Ricerca, la cui commissione esaminatrice è stata oggetto (finora) di ben quattro provvedimenti di sostituzione dei membri dimissionari, l’ultimo dei quali datato 30 settembre 2016. La composizione della Commissione che fornirà la valutazione finale (sempre che non intervengano ulteriori modifiche!) deve essere ricostruita più volte con un lavoro esegetico che necessita di notevole attenzione; quello che appare chiaro alla fine è che la possibilità di avere all’interno della commissione una copertura equilibrata di competenze per giudicare aree tanto diverse non è affatto assicurata.

Il problema è ancora più grave nel concorso per Primo Ricercatore. Qui troviamo, dopo il primo provvedimento di nomina della Commissione del 13 ottobre 2015, ben otto successivi provvedimenti, l’ultimo dei quali di dicembre, che sostituiscono quasi tutti i commissari, compreso (più volte!) il Presidente. Degli originali dodici commissari (compresi i tre supplenti), ne sono rimasti in carica solo quattro!

Dunque sorgono spontanee due domande.

La prima: era davvero difficile capire che concorsi fatti sommando insieme settori disciplinari che complessivamente raccolgono 5 macro-aree CUN, sarebbero stati un disastro totale? Una Caporetto inaudita? Con risultati che saranno (se e quando arriveranno) comunque discutibili? Perché non si è provato a chiedere a un qualsiasi Rettore, o professore o ricercatore universitario: scusi lei non crede che sarebbe meglio se i vostri concorsi fossero fatti da un’unica Commissione che riunisce le scienze dell’antichità, le scienze storiche, filosofiche e filologiche, le scienze giuridiche, economiche, statistiche, sociali e politiche? E non si potrebbero fare allo stesso modo anche le vostre abilitazioni? E non potremmo in più aggiungere anche le ricerche sul Patrimonio Culturale? Certo, effettivamente quello è un settore di applicazione della ricerca e non una disciplina ma fa lo stesso, no?

Forse però non era necessario scomodare un collega universitario per rispondere a queste domande. Sarebbe bastato un sano e semplice buon senso, come quello della famosa casalinga di Voghera. Che evidentemente manca al CNR.

La seconda: è normale che il giudizio su un concorso chiuso nell’ottobre del 2013 sia ancora pendente nel 2017? Quanto costa questo giochino al CNR, ai suoi ricercatori, e alla comunità dei cittadini che con le loro tasse sostengono la ricerca? Chi sono le persone che hanno presentato la domanda allora? Cosa hanno fatto nel frattempo? Quante di esse sono ancora in servizio, quante in pensione o pre-pensionate dal CNR, quante hanno smesso di lavorare perché deluse o frustrate, e quante magari hanno ottenuto risultati insperati perché appunto continuano a lavorare con passione, nonostante tutto?

Molte domande e poche risposte. Ai lettori, ricercatori e non, il giudizio.

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