Dopo le bozze circolate nei mesi scorsi, quella dei Presidenti degli Enti (COPER) e quella del MIUR, è calato il silenzio sul decreto attuativo dell’art.13 della legge delega 124 (Madia). Sappiamo per certo che una bozza del decreto è all’esame della Funzione Pubblica che dovrà, di concerto con il MIUR, provvedere alla stesura finale del testo. Poi il decreto passerà alle Camere per essere discusso, eventualmente modificato, e poi approvato definitivamente entro agosto (data di scadenza della delega). Il testo che circola è chiaramente provvisorio e lacunoso e, proprio per questo, sta dando adito a interpretazioni tanto allarmistiche quanto poco fondate.
I principali contenuti sono stati anticipati dalla stampa e da un “documento riservato” che circola liberamente su internet da diverse settimane. La novità più importante, come è noto, consiste nella cosiddetta “decontrattualizzazione” dei ricercatori e tecnologi, passaggio fondamentale per avviare il progetto di allineamento dei R&T allo status della docenza universitaria (le cui condizioni di lavoro, infatti, non sono regolate da un CCNL ma da una legge che ne definisce lo stato giuridico) che favorirà la circolarità tra EPR e Università.
Si tratta di un passaggio che l’ANPRI attende da venticinque anni (!) da quando il DPR 171/1991 gettò le basi per l’equiparazione tra chi fa ricerca all’università e chi opera negli EPR. Da allora, invece di portare a compimento il progetto di allineamento, tutti gli interventi successivi sono stati volti ad allargare le distanze tra le due “gambe” della ricerca pubblica. Si è così impedita, per interessi miopi di mantenimento di potere e di rendite di posizione, la costruzione di un sistema ricerca “unitario”, l’unico in grado di ottimizzare le scarse risorse a disposizione e creare sinergie virtuose tra le diverse comunità scientifiche. Se il decreto finale confermerà questo principio di allineamento, l’ANPRI non potrà che esserne soddisfatta, pur sapendo che si tratterebbe solo di un primo passo. Manca ancora, infatti, un vero e proprio testo di stato giuridico per i R&T degli enti pubblici di Ricerca che ne regoli con chiarezza e trasparenza i diritti e i doveri, da definire in accordo con i principi stabiliti dalla Carta europea dei Ricercatori e che recepisca gli aspetti più qualificanti dell’ordinamento professionale dei ricercatori e tecnologi attualmente regolamentato dal CCNL.
Ma nel testo MIUR che circola c’è anche la riduzione degli attuali tre livelli a due fasce di uno stesso ruolo (coincidenti con gli attuali I e II livello, mentre il III livello verrebbe abolito, diventando “ad esaurimento”) e l’introduzione dei contratti “tenure track” a tempo determinato, della durata massima di 6 anni (3+3), che a seguito del superamento di una verifica consentirebbero l’ingresso in ruolo direttamente nel II livello. Anche queste sono misure volte ad avvicinare gli EPR all’università, ma comportano dei problemi che il decreto deve necessariamente affrontare per trovare una equa soluzione. Il primo problema riguarda il rischio che gli attuali R&T inquadrati nel III livello non abbiano concrete possibilità di passare al II livello prima che i futuri contratti tenure track vadano a compimento (fra 6-7 anni). Serviranno sicuramente maggiori e “straordinarie” risorse per bandire concorsi per la II fascia con una congrua riserva di posti per gli attuali III livello, ma servirà soprattutto la capacità di individuare un meccanismo di “abilitazione” alla progressione di carriera, anche senza concorso seppure previa valutazione, per portare “in tempi ragionevoli” la gran parte dei R&T dal terzo al secondo livello.
Il secondo punto che ci preme sottolineare è la mancanza, nella bozza MIUR, della previsione di un ruolo di governance dei R&T negli Organi di governo e di consulenza scientifica dei propri Enti. Mentre le università sono completamente “autogovernate” dalle comunità scientifiche interne, nel testo MIUR non si trova alcuna traccia della presenza di R&T negli organismi decisionali. Su questo aspetto, invece, erano stati più attenti e propositivi i Presidenti degli Enti, che nell’art. 12-bis della loro bozza hanno previsto la presenza dei R&T nei Consigli scientifici, nei Consigli di amministrazione e persino la partecipazione alla scelta del Presidente dell’Ente. Queste indicazioni del COPER vanno riprese in considerazione e noi le sosterremo.
Altro punto critico riguarda gli attuali ricercatori e tecnologi con contratti a tempo determinato per i quali l’ingresso in ruolo (a partire dalla II fascia) diverrà particolarmente difficile dovendo competere con gli attuali III livello.
Anche altri aspetti nella bozza MIUR, seppur di minore entità, non sono trattati o sollevano alcune perplessità che l’ANPRI ritiene debbano trovare una soluzione coerente con l’obiettivo complessivo indicato dalla Risoluzione della VII Commissione del Senato.
L’ANPRI ha elaborato delle proposte per portare a soluzione questi problemi e nelle prossime settimane auspica di poterle discutere con la Funzione Pubblica e il MIUR. È ora che i “legislatori” si aprano al confronto con le comunità scientifiche degli EPR e che la parola torni a chi fa ricerca davvero.
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