Dopo i fatti denunciati dalla trasmissione Report (Newsletter 7/2017) sono stati emessi dalla Procura di Napoli sette avvisi di garanzia con ipotesi di reato gravi, come peculato e associazione per delinquere. Secondo la ricostruzione fornita da Repubblica, fra gli indagati è incluso “il direttore generale del CNR Massimiliano Di Bitetto”. “Indagato anche l’ex direttore dell’IAMC Salvatore Mazzola. Gli altri indagati sono Ennio Marsella, dirigente di ricerca dell’Istituto, l’editore Paolo D’Anselmi, Michele Cilli e Giuseppa Ciccotti, che hanno ricoperto il ruolo di amministratori delle società finite sotto la lente degli investigatori.”
Il Presidente del CNR, attraverso una dichiarazione tramessa dall’Ufficio stampa dell’Ente il 18 maggio, risponde così a queste notizie: “Il Presidente del CNR, di fronte alle notizie apprese a mezzo stampa sulla svolta delle indagini da parte della Procura della Repubblica di Napoli per presunti reati penali in danno del CNR e della ricerca pubblica, ribadisce – come già espresso nella nota stampa del 28 marzo e dell’11 maggio – la massima disponibilità alla collaborazione alle indagini, iniziate con una denuncia del 2015 da parte dell’Ente stesso, e conferma che l’Ente adotterà rigorosamente tutti i provvedimenti del caso. Ricorda che è in atto (nota stampa 11 maggio) un’operazione per garantire la massima trasparenza, efficacia e tempestività delle procedure amministrative, che ha compreso l’istituzione recente di una apposita Commissione composta da esperti di alto profilo.”
Non sono noti atti concreti che facciano capire cosa l’Ente stia realmente facendo, rimane comunque l’impressione che sarebbe stato opportuno che il CNR si fosse mosso prima e con più determinazione.
Non si può che manifestare il più profondo sconcerto per quanto sta accadendo. Questa vicenda continua a gettare un enorme discredito sul CNR. Senza contare le conseguenze pesantissime subite dai R&T dell’IAMC, l’Istituto finito sotto la lente delle indagini. Conseguenze morali, per il sentirsi indicati come quelli che rubano, o per le battute di qualche collega o conoscente. E conseguenze economiche, giacché loro, i ricercatori e tecnologi che non sono indagati, si trovano a dover pagare con i propri fondi, penalizzando progetti e collaboratori, per tappare i “buchi” generati da una gestione sconsiderata della cosa pubblica.
L’ANPRI ritiene questa situazione ormai insostenibile, e chiede nuovamente (comunicato del 31 marzo) a tutti coloro che sono indagati di fare un passo indietro e rimettere gli incarichi che attualmente ricoprono nel CNR, fino a quando non sia fatta piena luce sulle gravi responsabilità che sono a loro attribuite.
ANPRI CNR
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Comunicato ANPRI del 18 maggio 2017 su Indagini al CNR
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