La Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei Conti ha pubblicato la propria Relazione sull’esercizio 2014 del Consiglio nazionale delle ricerche.
La Corte ricorda che il CNR nel 2014 è stato ancora impegnato negli adempimenti conseguenti al D.Lgs 213/09, che hanno portato, al termine del 2015, alla predisposizione degli schemi del regolamento di amministrazione, contabilità e finanza e del regolamento del personale e della attività di collaborazione e formazione, inviati al Ministero vigilante e al Ministero dell’economia e delle finanze.
È proseguito – afferma la Corte – il processo di razionalizzazione della rete scientifica e dell’amministrazione centrale; nell’ambito della rete scientifica permane un numero ancora elevato delle sedi periferiche e delle unità di ricerca presso terzi, mentre nell’ambito della amministrazione centrale continua a registrarsi un forte ritardo nel conferimento formale degli incarichi dirigenziali per problemi insorti nell’avvio delle relative procedure selettive.
Il costo complessivo degli Organi dell’Ente (Presidente, CdA, Collegio revisori e Consiglio scientifico) è stato pari, nel 2014, a 487.215 euro, di cui 337.233 euro per indennità, 25.159 euro per gettoni di presenza e 124.822 euro per rimborsi spese.
Quanto al personale in servizio, al termine del 2014 si è registrata una consistenza complessiva pari a 7.019 unità, in flessione rispetto al 2013 quando la consistenza raggiunse le 7.178 unità. Comprendendo i 7 Direttori di Dipartimento e gli 89 Direttori di Istituto, si è raggiunto un totale di 7.115 unità.
Il personale non dirigenziale si è attestato, al termine del 2014, a 7.014 unità, contro le 7.176 unità nel 2013 e le 7.205 unità nel 2012. Inoltre, a fronte di 146 cessazioni (circa la metà nei profili dei ricercatori e tecnologi) si sono verificate 73 assunzioni concentrate nell’ambito del personale tecnico amministrativo e in gran parte provenienti dall’utilizzo delle graduatorie degli idonei.
“Scende quindi, seppur lievemente, – fa notare la Corte – la percentuale del personale dedicato direttamente all’attività di ricerca (54 per cento di ricercatori e circa il 6,9 per cento di tecnologi) rispetto a quello del personale di supporto tecnico amministrativo (39 per cento) che, malgrado la elevata percentuale (circa la metà) del personale con competenza tecnica (CTER), appare ancora sovradimensionato rispetto alla mission dell’ente”.
In attesa dello svolgimento dei concorsi ex art. 15, più del 73% dei Ricercatori e del 74% dei Tecnologi appartiene al livello iniziale, mentre il personale tecnico e amministrativo “si concentra nei profili apicali”, come già rilevato dalla Corte nella relazione relativa all’Esercizio 2013 (vedi Comunicato del 4 agosto 2015).
Mentre diminuisce il personale di ruolo, aumenta il personale a tempo determinato, che raggiunge le 1.391 unità nel 2014 a fronte di 1.174 unità nel 2013: aumento completamente dovuto alla crescita di circa il 20,8% del personale a tempo determinato finanziato con fondi esterni che passa dalle 1.174 unità del 2013, di cui 679 R&T, alle 1.257 unità nel 2014, di cui 787 R&T.
Alle attività di ricerca partecipa anche una consistente quota di personale non dipendente, 5.428 unità nel 2014, con le componenti assegnisti di ricerca e borsisti in forte crescita.
Il contributo del personale non dipendente del CNR è, per la Corte, “molto rilevante oltre che dal punto di vista dei contenuti anche dal punto di vista numerico il cui andamento, segna, nel complesso una flessione dei contratti di collaborazione, in linea con le politiche di riduzione della spesa, compensata, tuttavia, dalla crescita dei borsisti e degli assegnisti di ricerca”.
La Corte torna quindi a segnalare la consistenza della quota di personale CNR in comando presso altre amministrazioni ma con oneri a carico dell’ente (66 unità di cui 38 ricercatori, 6 tecnologi e 22 amministrativi), ricordando che tale situazione è legata ad una “disciplina derogatoria” subordinata alla presenza di almeno una delle seguenti condizioni: esistenza di progetti in essere che giustifichino il comando da un punto di vista tecnico–scientifico o di progetti congiunti del CNR e dell’Amministrazione presso cui il dipendente è comandato; esistenza di un equilibrio tra risorse da erogare e risorse acquisibili (es. capacità di attrazione nell’Ente di nuove commesse e progetti attraverso l’utilizzo del personale in comando); positive implicazioni per l’Ente da un punto di vista del rilievo internazionale e del ritorno di immagine. Il fenomeno, secondo la Corte, va quindi contenuto e attentamente monitorato.
Per quanto concerne le partecipazioni in altri organismi, l’ente ha ampliato il numero dei soggetti partecipati per sviluppare la cooperazione in settori di interesse strategico in relazione a Horizon 2020. Sono tuttavia ancora numerosi gli organismi partecipati in perdita sia nell’ambito dei consorzi che delle società consortili e delle società di capitali.
In particolare, emerge una situazione di criticità nei Consorzi Città – Ricerche (Venezia, in liquidazione dal 2014, Milano, Roma, Catania), in perdita, anche consistente, negli ultimi esercizi, nonché in alcuni consorzi e in numerose società consortili. Chiudono il 2014 in forte perdita il Consorzio RFX (Ricerca formazione innovazione), partecipato al 27% e finanziato con circa 1,259 milioni annui, e il Consorzio di ricerca per le tecnologie optoelettroniche, cui il CRN contribuisce attraverso la partecipazione di personale e la prestazione di servizi.
Nell’ambito delle società consortili chiudono in disavanzo 20 società tra le quali la Corte segnala la società Analisi e monitoraggio del rischio ambientale (partecipata al 15%), il Laboratorio di tecnologie oncologiche HSR Giglio (23,79%) e le società INNOVA (33,5%), Proambiente (46%), Impresambiente (14,31%) e Diagnostica e Farmaceutica Molecolari (34%).
Registrano un disavanzo nell’ultimo esercizio, anche alcune associazioni (5, tra cui il Cluster trasporti Italia 2010, cui il CNR ha aderito nell’aprile 2014) e tre fondazioni tra cui la Bio.for.me partecipata per il 33,3%. Delle 4 società partecipate, chiudono il 2014 in forte perdita le società Agorasophia (partecipata al 16,5%) e il Centro italiano packaging (7%) che evidenziano consistenti disavanzi anche nei precedenti tre esercizi.
La Corte segnala inoltre, l’attuale partecipazione a Principia s.r.l. (società di promozione e gestione di fondi di investimento chiusi) rimasta in carico al CNR, malgrado il CdA avesse deliberato fin dal 2012 la cessione della propria quota (27,69%), come da noi denunciato nella Newsletter 4/2016, date la complessità e la lunghezza delle trattative che ora, a detta dell’Ente, sono in via di definizione. Al riguardo, nonostante i risultati positivi della gestione nell’ultimo triennio, la Corte condivide le valutazioni, alla base della decisione del CNR di cedere la quota posseduta, relative al disallineamento, con i fini istituzionali dell’ente, della partecipazione ad una società di gestione del risparmio, anche alla luce del recente cambio di oggetto sociale di Principia che ha esteso l’attività della società alla istituzione, gestione e commercializzazione di fondi di investimento alternativi.
Sotto il profilo finanziario, l’esercizio 2014 si è chiuso, al pari dei due precedenti esercizi, con un disavanzo di competenza pari a 9,1 milioni (112,2 milioni nel 2013); occorre perciò, afferma la Corte dei Conti, riportare la gestione in equilibrio anche attraverso una più attenta programmazione delle attività e un ulteriore sforzo di razionalizzazione della spesa corrente.
Le entrate nel 2014 sono aumentate rispetto al 2013, essenzialmente grazie all’incremento del finanziamento ordinario del MIUR; flessioni si sono invece verificate per le altre fonti di entrata, tra cui la vendita di prodotti e la prestazione di servizi.
Per quanto riguarda le spese, sono diminuiti sensibilmente gli impegni di parte corrente, in particolare quelli direttamente riferibili alle attività di ricerca, mentre minore è risultata la contrazione delle spese di funzionamento, anche per la lieve crescita delle spese per il personale. Le spese di parte capitale hanno segnato, invece, nel 2014 una crescita, a causa dalle spese per opere immobiliari in conseguenza del processo di razionalizzazione degli spazi già avviato nel 2013.
Il conto economico dell’esercizio, che nel 2013 presentava un avanzo di 2,25 milioni, ha chiuso il 2014 con un avanzo di soli 253.982 euro, essenzialmente a causa del consistente valore delle minusvalenze originate dalle dismissioni dei beni mobili a seguito degli aggiornamenti inventariali effettuati nel 2014.
Le attività patrimoniali del CNR hanno infine registrato un incremento di circa 10,1 milioni. Si è ulteriormente registrato il disallineamento tra il valore patrimoniale dei debiti e il valore dei residui passivi, riconducibile all’esistenza dei cosiddetti residui impropri che costituiscono in realtà accantonamenti programmatici e non debiti effettivi.