Dopo il parere positivo del Consiglio di Stato, anche da parte delle Commissioni parlamentari è giunto il via libera al decreto legislativo di modifica del testo unico del pubblico impiego.
Come si ricorderà (v. Newsletter 7/2017), riguardo alla delicata questione dei rapporti tra legge e contrattazione collettiva, il Consiglio di Stato raccomandava di evitare limitazioni dell’autonomia della contrattazione collettiva e la reintroduzione di meccanismi di “regolazione autoritativa”. Nella stessa direzione vanno ora il parere della Commissione Lavoro pubblico e privato (XI) della Camera e quello della Commissione Affari costituzionali (1a) del Senato, entrambi approvati lo scorso 3 maggio.
Sia l’uno che l’altro, infatti, invitano il Governo a valutare l’opportunità “di riconsiderare le disposizioni del Capo I e del Capo VI del provvedimento, relativi, rispettivamente, alla disciplina delle fonti e alla contrattazione, al fine di dare piena attuazione all’impegno assunto nell’ambito dell’accordo stipulato con le organizzazioni sindacali il 30 novembre 2016, con riferimento agli ambiti di competenza, rispettivamente, della legge e della contrattazione, privilegiando la fonte contrattuale quale luogo naturale per la disciplina del rapporto di lavoro, dei diritti e delle garanzie dei lavoratori, nonché degli aspetti organizzativi a questi direttamente pertinenti”.
Nei due pareri si segnala anche il richiamo all’opportunità “che il processo di graduale convergenza dei trattamenti economici accessori [previsto dall’art. 23 co. 1] tenga conto delle specificità derivanti dall’eventuale istituzione di sezioni contrattuali nell’ambito dei comparti o delle aree di contrattazione”, elemento questo che potrebbe avere riflessi sui trattamenti accessori di ricercatori e tecnologi.
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Questa notizia è stata pubblicata nella Newsletter ANPRI del 22 maggio 2017.
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