È stato l’ordine del giorno della riunione del Consiglio di Amministrazione del CNR dello scorso 14 giugno a far emergere la posizione di palese violazione dello Statuto dell’Ente da parte del presidente Massimo Inguscio che, “refrattario” alla norma statutaria che impone che il Presidente dell’Ente, “se professore o ricercatore universitario, è collocato in aspettativa ai sensi dell’articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica Il luglio 1980, n. 382”, non si è messo in aspettativa ed ha continuato per mesi a fare il doppio mestiere di Presidente del CNR e di professore all’Università di Firenze, come da noi prontamente denunciato nei Comunicati del 9 giugno e del 13 giugno.
Infatti, Inguscio anche dopo la nomina a Presidente del CNR (nomina avvenuta il 20 febbraio scorso) ha continuato a svolgere la sua attività di docente del corso di “Atomi ultrafreddi”, uno degli insegnamenti del 1° anno del corso di Laurea Magistrale in “Scienze Fisiche e Astrofisiche”, le cui lezioni sono iniziate il 1° marzo scorso e si concluderanno il 17 giugno. Non solo, perché Inguscio è, ad oggi, tra gli eleggibili alla carica di Direttore del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Firenze per il quadriennio accademico 2016-2020, elezioni indette dallo stesso Inguscio (in qualità di ordinario decano) solo un mese fa e che si terranno il prossimo 5 luglio: per essere eletti alla carica di Direttore del Dipartimento, come specificato sul Decreto stesso di indizione delle elezioni, bisogna essere professore universitario a tempo pieno e in grado di assicurare la permanenza in servizio presso l’Università di Firenze almeno fino alla fine dell’anno accademico 2019-2020!
Nel tentativo, quindi, di continuare indisturbato a fare il doppio mestiere (e a percepire doppia retribuzione?), Inguscio ha cercato di far approvare dal CdA una modifica “correttiva” allo Statuto che sostituisse l’obbligo dell’aspettativa con la semplice facoltà di mettersi in aspettativa.
A tale scopo, il Direttore Generale f.f. ha predisposto una Relazione con la quale, arrampicandosi letteralmente sugli specchi, ha cercato di spacciare come illegittima la norma statutaria, a suo dire difforme dal D.Lgs. 127/ 2003 di Riordino del CNR che prevedeva la mera facoltà per il Presidente di mettersi in aspettativa se professore universitario.
A tale decreto del 2003 ha fatto però seguito il D.Lgs. n. 213/2009 di Riordino degli enti di ricerca MIUR che, nel concedere autonomia statutaria al CNR, ha consentito all’Ente di definire nello Statuto norme anche difformi a quanto previsto dal precedente D.Lgs. n. 127/2003, così come lo stesso Statuto del CNR, al comma 4 dell’art. 20, implicitamente conferma: “Per quanto non previsto o regolato dal presente statuto si applicano le disposizioni contenute nel decreto legislativo 4 giugno 2003, n. 127 e nel decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213”. D’altronde, se così non fosse, tante altre norme contenute nel vigente Statuto del CNR sarebbero illegittime, quali ad esempio il comma 6 dell’art. 14 che fissa in 4 anni la durata dell’incarico di Direttore di Istituto (contro i 5 anni previsti nel D.Lgs. 127/2003).
Per di più, la norma statutaria in questione era presente anche nel precedente Statuto del CNR, approvato dal MIUR nel febbraio 2011, e ci sembra irragionevole ipotizzare che per due volte il MIUR, nell’esercitare la sua funzione di controllo di legittimità e di merito, non si sia accorto della presenza di una norma illegittima negli Statuti del CNR!
Infine, anche l’ammontare dell’indennità spettante al Presidente del CNR, circa 160 mila euro annui, nonché le dimensioni dell’Ente (oltre 8000 dipendenti e oltre 100 Istituti), giustificano l’obbligo statutario di collocarsi in aspettativa, obbligo non previsto per la Presidenza dell’INRiM (carica precedentemente ricoperta da Inguscio) la cui indennità è di poco inferiore ai 56 mila euro.
La proposta di modifica dello Statuto (assolutamente non “correttiva” e palesemente ad personam, tenuto conto che lo Statuto del CNR impone anche ai Direttori di Dipartimento e di Istituto, se professori universitari, di mettersi in aspettativa), è stata ritirata in quanto il 10 giugno scorso, il giorno dopo il nostro primo Comunicato “Inguscio: un Presidente part-time in violazione dello Statuto?”, l’Università di Firenze ha (finalmente!) collocato Inguscio in aspettativa, a decorrere dal 1° giugno.
Tutto bene ciò che finisce bene? Difficile dirlo, perché è soprattutto grazie alla nostro tempestivo intervento che Inguscio ha dovuto fare dietrofront. Resta il fatto che il CNR ha come massimo rappresentante uno scienziato che per mesi ha svolto part time il suo ruolo di Presidente, in palese violazione dello Statuto dell’Ente. È bene che il CNR torni a funzionare in modo trasparente e conforme alle leggi, e non secondo le convenienze di chi – pro tempore – lo dirige.