La Camera ha approvato ieri 4 mozioni che, sia pure con qualche differenza, tutte impegnano il Governo a riprendere la contrattazione nel Pubblico Impiego e a destinare le risorse necessarie già nella prossima Legge di stabilità. Come è noto, il 23 luglio 2015, la Corte costituzionale, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, precisando però che la riattivazione della negoziazione collettiva costituisce un dato essenzialmente procedurale, «disgiunto da qualsiasi vincolo di risultato».
In altre parole, il pronunciamento della Corte imponeva al Governo di riaprire la contrattazione, definendo preliminarmente i nuovi comparti di contrattazione come previsto dall’art.4 del DL 50/2010 “Brunetta”) che limita il loro numero a 4 (attualmente sono 10) senza però vincolarlo ad erogare un effettivo incremento retributivo per la categoria degli impiegati pubblici. Nel corso del passaggio al Senato del disegno di legge delega in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche (legge n. 124 del 2015), il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Marianna Madia, aveva comunque preannunciato la volontà del Governo di superare il blocco della contrattazione dopo cinque anni di fermo della parte economica dei CCNL nel pubblico impiego.
Con l’approvazione delle mozioni alla Camera, il Parlamento ha voluto dare un segnale forte al Governo, vincolandolo ad individuare, sia pure nel quadro delle compatibilità finanziarie, adeguate risorse da destinare al rinnovo dei contratti del pubblico impiego.
Il primo ostacolo da affrontare sarà quello della definizione dei comparti. A questo proposito è di particolare interesse per gli Enti di ricerca l’approvazione della mozione 1-00988 sottoscritta da parlamentari del PD e che vede tra i firmatari anche il Presidente della XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) Cesare Damiano. La mozione, infatti, sollecita la “conclusione rapida e comunque entro il 2015 del processo di ridefinizione dei comparti, così come previsto dal citato decreto legislativo n. 165 del 2001 e successive modificazioni, apportate dal decreto legislativo n. 150 del 2009, anche con soluzioni innovative, in coerenza con l’impianto della legge n. 124 del 2015”.
Il richiamo alla legge Madia è importante, perché l’art.13 della legge 124 prevede espressamente, tra le misure di Semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca, la valorizzazione della “specificità del modello contrattuale del sistema degli enti di ricerca”. Si apre finalmente la possibilità di avere un comparto specifico per la Ricerca? Con il sostegno di tutti i Ricercatori e Tecnologi che vogliono vedere mantenuta la loro specificità professionale, l’ANPRI si adopererà in tutte le sedi affinché questa possibilità diventi un fatto concreto.