Ai margini di una assemblea dell’Assobiotec, il ministro Giannini ha bocciato, senza appello, l’idea di istituire una Agenzia Nazionale della Ricerca che era stata, invece, una dei tre punti cardini della Risoluzione della 7a Commissione Cultura del Senato sull’Affare Enti pubblici di Ricerca nella definizione di “una politica unitaria della ricerca che sia realmente coordinata con le altre politiche nazionali, una governance del Sistema nazionale della ricerca che superi la distinzione fra EPR vigilati dal MIUR e quelli vigilati da altri Ministeri, nonché la distinzione artificiale fra EPR che svolgono attività di servizio ed EPR che svolgono attività di ricerca cosiddetta non strumentale”.
Per il ministro Giannini è “difficile dire che un sistema possa essere più efficiente perché c’è una nuova struttura, con nuovi presidenti, con nuovo CdA, che da Roma riesca a governare il territorio”. “Il resto del mondo va in un’altra direzione, però open mind: basta avere idee chiare e sapere dove vogliamo andare”, ha aggiunto il Ministro.
Il quesito principale cui dare una risposta non è, ha affermato la Giannini, “chi governa cosa ma quali sono gli obiettivi strategici per avere una ricerca competitiva e gli strumenti per governarla. Nel 2004 furono creati 11 distretti tecnologici, oggi sono 1200. Noi con il Piano nazionale della ricerca vogliamo ricondurre questo ad un cluster tecnologico dove si può fare trasferimento tra ricerca e aziende”.
Piano (o più correttamente Programma) Nazionale della Ricerca (PNR) 2014-2020 che da due anni circa gli ultimi due governi non sono riusciti a varare (vedi Newsletter 18/2015) e che sia il ministro Giannini che il premier Renzi hanno recentemente dichiarato essere in dirittura di arrivo. PNR che (col nome presumibilmente cambiato in “PNR 2015-2020” dato il ritardo con quale sarà varato!) dovrebbe valere circa 2,5 miliardi di euro, comprensivi – ovviamente – degli stanziamenti MIUR pari a 1,9 miliardi di euro che già finanziano annualmente i vari fondi FOE, FFO, FIRST, FISR,… A questi 1,9 miliardi di euro si aggiungerebbero i circa 500 milioni del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FAS) destinato “al riequilibrio economico e sociale e ad incentivi e investimenti pubblici”.
Gli obiettivi del PNR dovrebbero essere, a leggere le anticipazioni apparse su alcuni organi di stampa, l’investimento sul capitale umano e il rafforzamento della partnership pubblico-privata, con durata e aree di intervento definite sulla base di quelle decise in ambito UE.
Questa notizia è stata pubblicata nella Newsletter ANPRI n. 5 del 10 marzo 2016.
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