Recentemente il gruppo di ricerca coordinato dal Proff. Pirangelo Metrangolo, Giuseppe Resnati e Giancarlo Terraneo del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano è riuscito a realizzare per la prima volta in laboratorio e a spiegare teoricamente i singoli passaggi della meccanosintesi, ovvero l’assemblaggio chimico attivato da energia meccanica, di un reticolo cristallino molecolare, dotato di un’affascinante struttura geometrica, studiata anche in topologia e matematica.
Questa consiste in tre anelli atomici interconnessi e interpenetranti, denominata nodo Borromeo per la rassomiglianza con lo stemma araldico della famiglia gentilizia a cui apparteneva anche il cardinale Federico Borromeo, arcivescovo di Milano tra il XVI e il XVII secolo.
Si tratta di un importante progresso in una promettente branca della chimica, la meccanochimica, che vanta origini antichissime. Addirittura si può far risalire al neolitico, ai primi rudimentali procedimenti di preparazione dei cibi, in cui gli uomini primitivi si servivano di pietre, mortai e pestelli.
Tuttavia, ancora oggi ignoriamo in gran parte le leggi fisiche attraverso le quali l’energia meccanica interagisce e influenza la velocità e il decorso delle reazioni chimiche allo stato solido. Il forte interesse verso questo ramo della chimica è motivato proprio dalla possibilità di sintetizzare in modo ecosostenibile materiali innovativi per applicazioni in molteplici settori tecnologici: dalla farmaceutica allo stoccaggio di idrogeno, utile per le celle a combustibile delle automobili del futuro, a nuovi polimeri e compositi ultraleggeri per l’aeronautica, senza ricorrere all’uso di solventi liquidi, spesso tossici e infiammabili, perché il processo avviene direttamente in fase solida.
Approfondimenti https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S245192942030543X?dgcid=author