Siamo contenti. Il Presidente del CNR, Luigi Nicolais, all’annuncio del Governo di destinare 70mila metri quadri degli spazi EXPO per realizzarvi il Progetto Human Technopole, ha dichiarato: “Accogliamo con grande interesse la notizia. Lo Human Technopole è un progetto ambizioso per portata e durata, ma soprattutto rappresenta un’apertura e un segnale di grande attenzione per tutta la comunità scientifica nazionale. A tal fine il Consiglio nazionale delle ricerche con i suoi 8 mila ricercatori e i suoi istituti di ricerca impegnati sulla frontiera scientifica e tecnologica sono fortemente disponibili a contribuire alla piena riuscita di questa iniziativa. L’Ente registra eccellenze internazionali nelle tecnologie per il miglioramento della qualità della vita, dalle neuroscienze alle nanotecnologie, dalla biomedicina alle scienze della vita. […] Rispondendo all’appello del Presidente Renzi, il CNR si candida a far parte del progetto e nelle prossime settimane proporrà alcune idee per la sua realizzazione”.
Come molti sanno, il Progetto Human Technopole parte da una proposta del governo per la creazione di un grande polo di ricerca scientifica e tecnologica nell’area Expo, prevede un costo di 145 milioni di euro l’anno, e dovrebbe coinvolgere 1.600 tra ricercatori e tecnici. Il soggetto principale intorno al quale ruoterà la gestione di questa iniziativa è l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), ma altre istituzioni dovrebbero altresì essere coinvolte tra cui l’Università Statale e il Politecnico di Milano, e soggetti privati come l’IBM Watson Lab, Google, il Weizmann Institute e l’European Molecular Biology Laboratory. Anche l’industria si è mostrata interessata al polo nascente: Ferrero, Bayer, Nestlé, Dupont, Barilla e Novartis sono alcuni tra i nomi noti.
Fino a pochi giorni fa non si era ancora sentita la voce degli enti di ricerca, ma finalmente nelle News CNR dell’11 novembre è apparsa la dichiarazione del Presidente Nicolais riportata in apertura. Non è stata rilanciata, come in altri casi, sui titoli dei principali quotidiani nazionali, ma pazienza. Siamo comunque contenti di sapere che gli enti (o, perlomeno, il CNR) abbiano battuto un colpo dopo l’annuncio di uno dei più importanti investimenti pubblici in ricerca e sviluppo in tempi di sempre maggiore restrizione delle risorse.
A questo punto, però, sorge la domanda: come faranno gli enti di ricerca che, come il CNR, hanno “eccellenze” nei settori di interesse del progetto Human Technopole a partecipare efficacemente a questa iniziativa?
Sappiamo che la ricerca presso gli Enti pubblici rischia il collasso per la continua e sempre più erosiva riduzione dei finanziamenti da parte dello Stato (93 milioni di euro di tagli ai soli Enti MIUR negli ultimi 5 anni).
Sappiamo che la nuova legge di stabilità prevede solo, grazie ad un emendamento approvato in Commissione, un modesto piano stra-ordinario di assunzione ma, al contrario, introduce una più severa limitazione al turnover del personale tecnico ed amministrativo che dovrà essere pari al 25%.
Sappiamo che la stessa legge di stabilità prevede che le risorse per il nuovo contratto andranno trovate nei bilanci degli enti, riducendo così ulteriormente le risorse da destinare alla ricerca.
Sappiamo anche che in tutti gli Enti di ricerca lavora un numero enorme di personale precario, ricercatori e tecnologi spesso eccellenti, sulle cui spalle si regge gran parte dell’attività di ricerca condotta, e per i quali le possibilità di stabilizzazione si fanno sempre più remote, per non dire impossibili.
Sappiamo che le possibilità di carriera negli Enti di ricerca sono mortificate dalla mancanza di risorse e da strategie istituzionali miopi e autolesioniste, che impongono anomale permanenze di personale molto qualificato ai livelli base di carriera senza offrire nessuna prospettiva di avanzamento, generando frustrazioni personali e spreco di opportunità.
Sappiamo che nessuna “eccellenza” degli enti di ricerca viene inserita nei posti chiave di decisione della ricerca e sviluppo. Un esempio sono le recenti nomine dei nuovi membri del Consiglio direttivo dell’ANVUR e del Comitato Nazionale dei Garanti della Ricerca.
Sappiamo anche che l’art. 13 della legge delega al Governo prevede una serie di norme specifiche per gli enti di ricerca che dovrebbero assicurare snellezza nelle pratiche gestionali, il rispetto della Carta europea dei ricercatori, maggiore autonomia superando anche alcuni dei vincoli previsti per le Pubbliche Amministrazioni, ma come si realizzeranno queste intenzioni senza risorse non è dato capire.
La realtà in cui vivono oggi gli Enti non è quindi conciliabile con la possibilità che essi svolgano un ruolo di primo piano fra i soggetti che partecipano al Progetto Human Technopole.
Potrebbe, allora, sorgere il dubbio che la scelta di far gestire un progetto di questa portata all’IIT, fondazione di diritto privato finanziato quasi esclusivamente da fondi pubblici, con dipendenti prevalentemente a tempo determinato, non sia casuale, ma sia il tassello di un preciso disegno volto alla soppressione degli Enti di ricerca pubblici, realizzata attraverso una lenta agonia durante la quale la possibilità di mantenere le famose “eccellenze” si ridurrà sempre di più a causa del venir meno di risorse umane, finanziarie, e di motivazioni personali al perseguimento della qualità.
Questa notizia è stata pubblicata nella newsletter ANPRI n. 20 del 19 novembre 2015.
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