Il Segretario Generale ANPRI ha inviato al Governo (all’indirizzo mail Rivoluzione@governo.it) una lettera che risponde alle proposte governative riguardanti la “riorganizzazione strategica della ricerca pubblica, aggregando gli oltre 20 enti che svolgono funzioni simili, per dare vita a centri di eccellenza” (punto 16 del documento governativo sulla riforma della PA).
Poiché il Governo ha dichiarato di voler tenere in particolare considerazione i contributi che gli perverranno direttamente dai cittadini, a qualsiasi titolo interessati, riteniamo importante che siano tutti i ricercatori e tecnologi, e non solo l’ANPRI, a far sentire la propria voce. L’ANPRI pertanto invita tutti i propri iscritti e simpatizzanti a inviare una mail all’indirizzo Rivoluzione@governo.it che riprenda, magari con ulteriori spunti di riflessione, i contenuti della lettera già trasmessa dall’ANPRI, che fa anche parte del più ampio documento inviato dalla nostra confederazione CIDA.
In particolare, per rendere l’iniziativa più efficace, suggeriamo di includere nella mail da inviare a Rivoluzione@governo.it almeno i passaggi principali di seguito riportati
“Sono possibili e opportuni interventi di razionalizzare degli Enti di ricerca purché in una prospettiva di valorizzazione del sistema e non di un suo ridimensionamento. Al Governo chiedo, pertanto, di impegnarsi in un processo di rilancio strategico della ricerca pubblica, da costruire con il consenso e la partecipazione delle comunità scientifiche interessate. Gli interventi dovranno realmente migliorare l’efficienza degli Enti, responsabilizzando i ricercatori nella governance scientifica, stimolandone le sinergie e aumentando la loro competitività in ambito internazionale, e non puntare semplicemente al taglio di qualche poltrona di Presidente o di Direttore Generale.
La ricerca ha certamente bisogno di maggiori risorse (bisogna assicurare ai giovani che vogliono fare ricerca la possibilità di farla nel loro Paese) ma anche di liberarsi dai vincoli burocratici che la stanno soffocando e che le impediscono di competere alla pari con i centri di ricerca europei ed extra-europei. Occorre definire un nuovo sistema di regole specifiche per il mondo della ricerca, che non può continuare ad essere amministrato con le regole di una qualsiasi amministrazione pubblica, in particolare per quanto riguarda il personale di ricerca. È quindi arrivato il momento di introdurre, anche in Italia, una normativa organica che riconosca e disciplini lo stato giuridico dei ricercatori e tecnologi degli Enti di ricerca in conformità ai principi della Carta europea dei ricercatori. Va inoltre superato l’attuale regime delle “competenze ministeriali” che ha prodotto la frammentazione del sistema, realizzando una nuova governance unitaria dei vari soggetti che operano nel sistema, necessaria per garantire la coesione delle politiche di ricerca.
Nessuna “rivoluzione” sarà possibile nella ricerca italiana se non verranno rimosse le cause che le impediscono di agire pienamente come volano della crescita e dello sviluppo del Paese: per tornare ad essere competitiva la ricerca ha bisogno che siano messi al centro del processo riformatore i ricercatori, ai quali si devono riconoscere gli stessi diritti, la stessa autonomia e lo stesso status dei loro colleghi europei.”