L’Istat era da mesi alla ricerca del nuovo Direttore del Dipartimento per la raccolta dati e lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell’informazione statistica (DIRM). Sembrava che non si riuscisse a trovare l’uomo giusto perché i curricula dei vari aspiranti sembravano, a quanto ci è stato detto, inadeguati e inadatti al ruolo di “responsabile della progettazione, integrazione e sviluppo del complesso dei servizi necessari alla produzione e diffusione dell’informazione statistica” da ricoprire.
Due call (la prima del 19 febbraio, la seconda del 1° aprile) andate a vuoto. Poi, ecco che arriva un inaspettato “colpo di fortuna” materializzatosi nella persona di Valerio Fiorespino, manager amministrativo di lungo corso della RAI, che da pochi mesi è disponibile sul mercato avendo lasciato anticipatamente il suo incarico di Direttore delle Risorse Umane della RAI a seguito di conflitti con il Direttore Generale, Campo Dall’Orto. E che ovviamente risponde alla terza call del 21 giugno.
E i vertici dell’Istat non si lasciano sfuggire una simile occasione e nominano Fiorespino Capo del DIRM. Dobbiamo quindi essere tutti grati a Campo Dall’Orto per aver liberato una risorsa così preziosa per la statistica ufficiale e poco importa se il coordinamento di quattro direzioni centrali che devono garantire supporto metodologico, tecnologico e informatico ai processi di produzione statistica è stato affidato a chi non ha alcuna esperienza di gestione di un processo di produzione di dati statistici, come di evince dal suo curriculum !
Evidentemente, per i vertici dell’Istat è più importante “sistemare” manager a spasso, qualunque siano le loro competenze ed esperienze pregresse, che non scegliere persone realmente competenti dei processi (tecnici e/o scientifici che siano) da gestire.
Inaccettabile è anche la scarsa (per non dire inesistente) trasparenza della procedura di selezione: non è noto chi abbia partecipato alla selezione, non sono consultabili i curricula dei candidati e non si conosce la commissione di valutazione, né tanto meno i criteri adottati.
La nomina di Fiorespino arriva in un momento critico per l’Istituto, alle prese con un processo di “modernizzazione” imposto dal Presidente Alleva che, allo scopo di ridurre rigidità nella gestione del personale, ha deciso che le Unità Operative, dove si formavano gli esperti tematici e si assicurava il presidio delle filiere di produzione e ricerca, non servono più: meglio le “iniziative” dove molti parteciperanno (in percentuale), ma pochi si sentiranno realmente impegnati e coinvolti nel dare continuità ai progetti. Abbiamo provato in tanti a spiegare che le rigidità nella gestione del personale non venivano dalle Unità Operative, ma il Presidente (e i suoi fidi consiglieri) avevano già deciso e non c’è stato dato ascolto. La “modernizzazione“ all’Istat è come un’onda in piena, travolgente e inarrestabile (!) e chi non si adegua viene sommerso (o emarginato, come accade ai tanti colleghi – di cui molti dirigenti di ricerca o tecnologi – senza un incarico da aprile).
Di fronte alla “rottamazione” di tutta l’organizzazione che ha fin qui permesso all’Istituto di conseguire importanti risultati a livello nazionale e internazionale, ci chiediamo se sia ancora un valore il senso di appartenenza all’Istituto (che non è mai stato a livelli così bassi) e se ci sia ancora qualcuno interessato a farlo vivere.